Amore, così stretta al tuo petto offrirò speranze all‘inquietudine dell‘affetto...

La vera voce delle donne

 

"La voce delle donne", di Vera Ambra, edizione Centro Studi Spazio Vita (Ct), è un libro diviso in tre sezioni; le prime due identiche nello stile, nella prosodia e nel tema; la terza con un tema spiccatamente sociale.

La silloge contiene per alcuni tratti una poesia sperimentale, poco legata alle movenze ortodosse della tradizione; ma è anche legata alla tradizione per le forti analogie dal sapore ermetico e per i classici settenari che infarciscono tutto il libretto.

C’è sperimentalismo linguistico, che si coniuga, però, con forti chiaroscuri, con una robusta coscienza esistenziale e sociale.

Ne esce, allora, una scrittura (pensato-parlato), nervosa, con una rappresentazione lirica di un privato sofferto, alla ricerca di un’àncora, di un punto fermo difficile da trovare di fronte al tempo che passa; all’amore che non regala ritorni; alla nostalgica sofferenza di rammemorare i momenti intensi degli amplessi e degli abbracci dell’eros. Amore, così stretta al tuo petto offrirò speranze all‘inquietudine dell‘affetto...

Amore capace di tamponare la realtà in saldo negativo. Ancora: Di chimere dipingo i giorni / belletti e colore nelle maschere finte Tra poco s ‘accenderà la fiamma e dentro, la pelle di pantera nera / e mi venderò come perla rara.

La vita e la maschera. La vita e l’inautenticità. Ma di fronte al deficit, c’è la forza primigenia dell’eros a rappresentare il contraltare alla vita bieca e ristabilire (almeno temporaneamente il senso dell’esistenza).

Il bello qui è la scelta di immagini per rappresentare l’eros: la pantera; metaforicamente quindi con aspetti violenti e selvaggi.

Le parole sono vane, a volte; solo il corpo può dare senso e peso anche alle parole: Parole cadenzano suoni privi di significato avidi cercano tepori corporali

/ Insinuerà la cellula di bollente ardore // nell‘anima che annullerà ogni limite nel corpo...

È l’eros ad annullare ogni limite del corpo, al punto da estenderlo e rappresentarlo come il mondo medesimo. Qui i tratti di un eros mediterraneo, andaluso, dai caratteri forti, violenti, drammatici, esistenziali.

L’eros fondamentale, quindi, per la sua forza primigenia di superare il tempo spazializzato, la morale, le sovrastrutture sociali. L’eros è la forza che salva, capace di far operare un balzo all’indietro, ed entrare nella’ sfera in cui il tempo non è tempo; o meglio, un ritorno all’origine, al grado zero in cui il tempo non è ancora tempo: sprofonderò le braccia / dentro la tua pelle. / Ascolterò la ragione / profanando l’esistenza / con bocca mai saziata. / Due amanti felici sono gocce di mare / non contano giorni...

C’è un incedere affabulativo per paratassi, per asindeto, imprimendo più rapidità ed enfasi. Le immagini sono bandiere che al primo alito di vento cambiano direzione.

Una poesia che poggia spesso sulle deformazioni violentemente surreali, con analogie ardite: All‘imbrunire si disperde /d’ogni cosa la forma come se morissero / in silenzioso abbandono / mentre rumori / perdono la voce /... / e la luna nel sognare / trema.

Sono immagini simili a quelle che troviamo nella lirica "O notte" di Ungaretti; ovvero, la notte quando spande il suo pianto regala una pausa all’ansia del giorno, per sognare, come fa metaforicamente la luna.

Il linguaggio è vistosamente alterato dal punto di vista della morfologia e della sintassi; è probabilmente una scelta della poetessa per una maggiore aderenza alla propria biografia e al modo di rapportarsi ai fatti della realtà..

La poesia, per Vera Ambra, sarebbe, allora, un abbandono al flusso labirintico delle tensioni, delle immagini, dei ricordi (dolci-amari), producendo una specie di similitudine della rappresentazione, al punto da sbaragliare ogni confine tra privato e sociale.

I versi contengono un pessimismo che si giustifica dalla ricognizione sull’esistenza umana: L‘ombra nei volti / impregna indifesa / moltiplicando pigra / inanimati giorni / che corrono nelle vene / con ore di verità / ingannando senza parare / questo soffrire lento / che arriva e aspetta...

L’ombra impregna giorni senza slanci; giorni che si succedono in ore, e la vita non frena la sofferenza. Ecco la verità esistenziale, espressa senza infingimenti.

Pessimismo che affonda le radici, anche, in ragioni sociali: Ho barattato un pugno di perle / venduto una lama tagliente / ho perso cose / che sapevano di nulla / spento favole e sogni ad occhi aperti. Ancora: Venduta al mercato / tra l’usato marcio / in cambio di promesse / indosso panni di festa.

Non mancano le ragioni culturali: Donna pensa / l’albero muove le foglie / il vento pigro le onde / la soglia dell‘abisso / paga il prezzo della colpa.

Per ogni gesto libero che crea differenza, si mette in conto di pagare il fio dell’eccessiva arditezza. Sotto sotto, poi, c’è una sorta di accettazione tragica del destino (per questo si parla di colpa, peccato...). Sono i sentimenti (e comportamenti) ambivalenti proprio degli uomini del sud.

È una poesia che poggia certamente sul flusso interiore, ma sprigiona una tensione angosciosa al colloquio. C’è sempre un "tu", infatti, a cui il canto si rivolge. Quindi per quanto le prime due sezioni procedano per "attimi", per frammenti, la comunicazione non si interrompe mai. Il tono a volte si apre pure all’apologo: Cessate nella vita / l’inseguire e seminate /da contadino affamato.

Versi che ammaestrano apertamente a non inseguire la vanità, ma essere contadini stanziali.

Silloge che ha molte qualità, dunque, ma di più trova il suo punto di forza nella rappresentazione dell’esperienza, fatto attraverso passaggi suggestivi con degli accostamenti nuovi ed originali.

3 marzo 2001

Cosimo Rodia

 

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