E PROSEGUENDO 

vide che da lontano tutti gli uomini

e le donne lasciare i campi e vigneti.

Udì, unita nel lamento, un’unica voce

pronunciare il suo nome. E da bocca a bocca, da campo a campo, l’un l’altra s’annunciava l’arrivo della nave.

 

 

Almustafà disse a se stesso:

Un nuovo giorno è stato preparato per me: è forse questa separazione sarà giorno di convegno?

E diranno loro che questa vigilia, in verità, è la mia aurora?»

 

Potrò bruciare l’incenso dell’offerta per chi ha accantonato l’aratro a metà solco o fermato la ruota del torchio?

E il mio petto sarà quell’albero carico di succosi frutti perché io possa coglierli e offrirli a loro?

E zampilleranno le fontane dei miei desideri affinché possano riempirsi le coppe?

Son’io forse un’Arpa sfiorata dalla mano del Potente, o un Flauto che il suo soffio attraversa?

Ed io, Viaggiatore tra i silenzi, quali dei tesori scoperti nel mio tragitto saprò con fiducia a loro dispensare?

E se questo per me è il giorno della mietitura, in quali giardini e in quali stagioni dimenticate ho sparso il seme?

E il sacro olio dell’ardore accenderà la fiamma della divina grazia?

E se, innalzando la mia buia e vuota lanterna, santa sarà la luce rischiarante della notte?

Vuol affermare che sarà questo il giorno in cui dovrò sollevarla in alto, ma non sarà mia la fiamma che brucerà.

A riempirla d’olio, così come ad accenderla, sarà il Guardiano della Notte.

Continua