Io vado col vento,

popolo di Orfalese, ma non verso il nulla

 

E se questo giorno non è compimento delle vostre attese, né del mio amore, sia allora promessa per un altro giorno.

I bisogni dell’uomo si trasformano, ma non il suo amore, né il desiderio che sia l’amore a placarli.

 

Sappiate dunque che io tornerò dal silenzio più grande.

La debolezza della nebbia che all’alba si dissolve per lasciare sui campi solo rugiada, sarà capace d’alzarsi per precipitarsi in generosa pioggia

E io fui come nebbia, nella quiete della notte ho camminato per le vostre strade e il mio spirito è entrato nelle vostre case.

 

I palpiti del vostro cuore erano nel mio cuore e sul mio volto soffiava il vostro respiro e vi ho conosciuto tutti.

Sì, ho conosciuto la vostra gioia e il vostro dolore e, nel sonno, i vostri sogni erano i miei sogni.

Tra voi sovente sono stato un lago circondato da montagne.

In me si sono rispecchiate le vostre vette e i curvi pendii, e anche il lento sfilare delle greggi dei vostri pensieri e passioni.

E al mio silenzio è giunto come a ruscelli il riso dei vostri bambini e a fiumi l’ardente desiderio dei vostri giovani.

E raggiunta la mia profondità, ruscelli e fiumi non avevano ancora smesso il canto.

Ma qualcosa di più dolce del riso e più grande del desiderio è giunto sino a me.

L’infinito in voi. L’uomo immenso del quale non siete altro che cellule e nervi.

Nel cui cantico ogni vostra voce non è che un muto singhiozzo.

È nell’uomo immenso che voi siete immensi,

Ed è nel guardarlo che vi ho guardato e amato.

Poiché a quali distanze, al di là di questa immensa sfera, può giungere l’amore?

 

 Continua